Paul Lindner (1845–1924). Riscoperta di una collezione fotografica storica nella Bibliotheca Hertziana

Indice

Mostra: 18 settembre – 6 dicembre 2024
Bibliotheca Hertziana – Istituto Max Planck per la storia dell’arte
Palazzo Zuccari, Via Gregoriana, 28, 00187 Roma RM

Roma, Sant'Eustachio da Via della Palombella, 1889/1911, lastra di vetro, gelatina d’argento, 27 × 21 cm, inv. U.Pl. B 18 (scan invertito)
Roma, Vista di Sant'Eustachio da Via della Palombella, 1889/1911, lastra di vetro, gelatina d’argento, 27 × 21 cm, inv. U.Pl. B 18 (scan invertito)

Il fotografo Paul Lindner è stato finora poco trattato nella ricerca, nonostante le sue fotografie facciano parte delle collezioni di varie istituzioni come l’Istituto Archeologico Germanico (DAI), la Bibliotheca Hertziana, l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) ed altre. Nel 2020 gli è stata dedicata per la prima volta una giornata di studio presso il DAI, organizzata da Sylvia Diebner, ex responsabile della fototeca dell‘Istituto, in collaborazione con Regine Schallert della Bibliotheca Hertziana. La ricerca, che ha subito una battuta d’arresto a causa della pandemia del Covid, è stata ora riavviata con una mostra nel Palazzo Zuccari. La mostra espone per la prima volta le opere di questo fotografo amatoriale ricco di talento che fanno parte della collezione della fototeca della Bibliotheca Hertziana dal 1927/1928.

La donazione dell’Istituto Archeologico Germanico del 1927/1928

Il fondo Lindner, che comprende circa 500 negativi su lastra di vetro, è stato donato alla Hertziana dal DAI negli anni 1927/1928. L’unica testimonianza di questa donazione emerge da una una breve nota nella relazione annuale della Bibliotheca di quell’anno, che non riporta il nome del fotografo o il tema delle fotografie. Il collegamento tra questa donazione con i negativi nell’archivio della fototeca e la susseguente attribuzione a Paul Lindner sono stati possibili solo grazie ad un accurato esame delle lastre stesse, che si sono rivelate una fonte preziosa di informazioni.
Essenziale per l’avvio di queste indagini è stata la ricerca avviata da Sylvia Diebner nel 2019. La studiosa aveva trovato negli inventari del DAI il nome di Lindner, che fino ad allora nessuno aveva notato, riuscendo ad associarlo correttamente ad un gruppo di fotografie nella collezione dell’Istituto Archeologico. Al tempo stesso Diebner ha reperito la documentazione relativa alla volontà dell’Istituto di rimuovere un gruppo di fotografie dalla collezione, non considerate rilevanti per la ricerca archeologica, ma per la storia dell’arte. La sua ipotesi che la Bibliotheca Hertziana potesse essere la destinataria di questa donazione è stata confermata dagli approfonditi esami nell’archivio dei negativi della Hertziana.

L’identificazione delle lastre di Paul Lindner

Le lastre sono etichettate con vecchi numeri di inventario, scritti a matita o graffiati nell’emulsione, e, in alcuni casi, con l’applicazione dei ritagli da un vecchio inventario cartaceo. I ritagli apposti sui negativi non erano stati considerati fino adesso, perché non appaiono sulle scansioni effettuate con lo scanner a luce trasmessa. Il successivo esame dei negativi del DAI ha rivelato le stesse caratteristiche. Il fondo Lindner della Bibliotheca Hertziana ammonta a 300 lastre in formato 21×27 cm. e 200 in formato 13×18 cm.

Le stampe fotografiche

Per quasi tutti i negativi posseduti dalla Bibliotheca Hertziana esiste la relativa stampa nella collezione della fototeca. Tuttavia, solo le lastre sono menzionate nella breve nota sulla donazione del DAI nel 1927/1928. Le stampe furono probabilmente realizzate dalla Bibliotheca Hertziana solo all’inizio degli anni Trenta, come suggerito dagli inventari della fototeca di quegli anni, nei quali sono elencate più volte nuove stampe di lastre già presenti nella collezione. Anche la qualità omogenea delle quasi 500 stampe fotografiche, tutte in gelatina d’argento su spessa carta baritata, depone a favore di questa datazione. Non si tratta, quindi, di stampe eseguite da Lindner, che probabilmente non era più in vita nel 1924. Ciò è ulteriormente confermato dalle stampe eseguite da lui stesso tra il 1887 e il 1914, che dimostrano che prediligeva le tecniche all’albumina e al collodio. Tali stampe, inoltre, portano il timbro col nome del fotografo, che non appare su quelle della Hertziana.

Paul Lindner – militare e fotografo

Paul Lindner (1865 ca. – 1924 ca.) era capitano del Regio Esercito sassone e aveva prestato servizio con encomio nella guerra franco-tedesca del 1870/1871. Non si sa quando e dove avesse acquisito le sue competenze fotografiche, ma è ragionevole supporre che avesse imparato il mestiere a Dresda, dove era di stanza. Lindner era stato ospite del DAI a Roma dal 1887, ed insieme all’archeologo Christian Hülsen svolgeva uno studio topografico sulla Battaglia presso il fiume Allia. La pubblicazione data alle stampe nel 1890 era dedicata al grande cartografo della Campagna romana, il feldmaresciallo conte Von Moltke. Lindner, da allora, era rimasto affascinato dall’area della Marcigliana, dove l’Allia confluisce nel Tevere, e dalla campagna romana, come dimostrano le sue innumerevoli fotografie di bufale, case di campagna e del paesaggio. Esempi di questo particolare interesse emergono dalle fotografie che oggi fanno parte delle collezioni del DAI e dell’ICCD.

Paul Lindner all’Istituto Archeologico Germanico a Roma

Lindner fu ospite del DAI di Roma, presumibilmente con interruzioni, dal 1887 al 1914 circa. L’Istituto rivestiva per lui un’importanza centrale. I suoi contatti sociali sembrano essere strettamente legati alla cerchia dei membri e degli ospiti dell’Istituto, che comprendeva non solo archeologi, ma anche architetti ed insegnanti di liceo. La maggior parte dei tedeschi e degli austriaci che soggiornarono a Roma per periodi più lunghi erano anche membri dell’Associazione tedesca degli artisti (Deutscher Künstlerverein), come gli archeologi Christian Hülsen, August Mau, Eugen Petersen, ed i pittori e scultori Heinrich Gerhardt, Othmar Brioschi – e lo stesso Paul Lindner.
Nella sua veste di fotografo, il capitano Lindner deve aver avuto una posizione speciale in questa struttura, che offriva servizi per tutti i suoi membri: i ricercatori avevano bisogno di lui per le loro campagne fotografiche, così come gli insegnanti di liceo potevano acquistare da lui foto a prezzi vantaggiosi per le loro collezioni didattiche. Inoltre, Lindner copriva anche il ruolo di fotografo dell’Associazione tedesca degli artisti, occupandosi non solo delle riprese di opere d’arte ma anche della documentazione delle varie attività sociali, come suggeriscono alcune fotografie del DAI.
Per quanto estesa potesse essere la rete intorno al DAI, la distribuzione delle fotografie di Lindner rimase limitata. Il suo studio si trovava in una tenda nel giardino dell’Istituto, che all’epoca aveva sede sul Campidoglio. Non aveva un’attività in proprio, né le sue fotografie venivano distribuite da aziende specializzate come Spithöver. I suoi contatti sembrano essersi limitati sostanzialmente all’ambiente del DAI, e pare non abbia mai lavorato per la Bibliotheca Hertziana, aperta solo nel 1913.

Luce e ombra

Il fondo di Lindner della Bibliotheca Hertziana comprende principalmente fotografie di architettura, mentre gli interni e le opere di scultura e pittura sono poco rappresentati. Osservando la collezione nel suo complesso, colpisce la sua predilezione per i forti contrasti di luce e ombra. Spesso Lindner sceglieva il primo pomeriggio come momento privilegiato per le sue riprese, quando il sole è ancora abbastanza alto da illuminare a sufficienza gli stretti vicoli, ma allo stesso tempo le ombre sono un po’ più lunghe, e le forme scultoree decorative così come i profili delle strutture architettoniche risultano enfatizzati. Si tratta di caratteristiche che un fotografo professionista avrebbe cercato di evitare, perché invitano all’interpretazione individuale del soggetto fotografico, ma che nel caso delle fotografie di Lindner costituiscono un importante espediente stilistico.

Con “dedizione e vivo zelo”: il lavoro di Lindner per Theobald Hofmann

L’architetto Theobald Hofmann (1861–1953) fu membro corrispondente del DAI e ospite a Roma nel 1889. Come architetto dello storicismo, il suo riferimento più importante era il patrimonio antico. Tra il 1890 e il 1911, Hofmann fu impegnato in un’ampia ricerca su “Raffaello in qualità di architetto”, che pubblicò in quattro splendidi volumi riccamente illustrati. A Lindner furono affidate vaste campagne fotografiche per ciascuno di questi volumi, che, secondo Hofmann, portò avanti “con dedizione e zelo”. In effetti, l’architetto pubblicò quasi integralmente le immagini di Lindner che fanno parte della donazione del DAI alla Bibliotheca Hertziana.

Palazzi rinascimentali a Roma

Lindner fotografò per Hofmann, oltre ai palazzi vaticani, anche gli importanti palazzi rinascimentali di Roma. Nelle riprese, Lindner non intese isolare l’architettura dal suo contesto urbano, così che gli scatti rivelano una ricca immagine del centro storico di Roma prima e durante i grandi interventi urbanistici.

Urbino, Gubbio, Fossombrone e altri palazzi rinascimentali

L’indagine di Hofmann su Raffaello architetto comprendeva anche i palazzi rinascimentali dei centri minori del Lazio, dell’Umbria e delle Marche. Si tratta di immagini di palazzi di antica grandezza, soprattutto dei palazzi ducali di una volta, in aree rurali e povere, all‘epoca minacciati dal degrado. Le fotografie di Lindner sono estranee ad un’estetica delle rovine, ma non ne ignorano le tracce, trovando così consonanza con le riflessioni di Hofman, che a proposito di Roma parlava di “secoli di depauperamento” e di rovine gigantesche “come testimoni di una grandezza perduta” (Hofmann, 1902, p. 9.).

Chiese a Roma

La collezione della Bibliotheca Hertziana comprende numerose fotografie di chiese, alcune delle quali potrebbero essere state scattate da Lindner per il quinto volume di Hofmann su Raffaello e gli edifici ecclesiastici, mai pubblicato e rimasto allo stato di progetto. Particolare attenzione merita una serie di chiese barocche a cupola, che testimoniano il talento fotografico di Lindner: le riprese sono per lo più realizzate da un punto di vista elevato, attraverso il quale il fotografo innalza le cupole, per così dire, al di sopra della piccola scala del mondo costruito e vissuto sottostante, enfatizzandone il loro volume architettonico. In queste immagini, Lindner sfrutta anche l’effetto della limitata profondità di campo, ottenuta attraverso un obiettivo grandangolare, così da far risaltare le cupole sullo sfondo sfocato.

Grandezza architettonica

La grandiosità del mondo architettonico dei secoli passati è enfatizzata in molte riprese in cui il fotografo inserisce volutamente persone che risultano di minuscole dimensioni, come nella fotografia della facciata di S. Flaviano (Montefiascone), che così appare gigantesca. La ripresa della facciata di S. Eustachio attraverso la stretta via della Palombara conduce lo spettatore in uno spazio che diventa la promessa di un’architettura meravigliosa da scoprire. In questa circostanza, per rendere più leggibile la ripresa, caratterizzata da forti contrasti, Lindner, che di solito non ritoccava i suoi negativi, ha mascherato le parti laterali della lastra con carta pergamena.

Città, campagna e persone

Un gruppo di fotografie di piccoli villaggi testimonia l’interesse appassionato di Lindner per il paesaggio e la sua gente. Tuttavia, queste fotografie non sono state scattate per proprio interesse, ma commissionate in parte dall’insegnante senior Otto Eduard Schmidt, che Lindner aveva conosciuto al DAI prima del 1899. Quest’ultimo aveva una grande stima del fotografo e, in una relazione sull’istruzione visiva classica indirizzata agli insegnanti di liceo, non solo aveva diffuso l’indirizzo del suo studio – la tenda nel giardino dell’istituto in Via di Rupe Tarpea 28 –  rendendogli sicuramente un grande favore, ma aveva anche sottolineato che Lindner offriva fotografie che non si trovavano nei soliti grandi atelier e che alle volte scattava fotografie “per compensi veramente economici nelle zone più remote d’Italia” (Schmidt, 1899, p. 322).

La catalogazione della collezione

L’arrivo della vasta collezione di lastre di vetro alla Bibliotheca Hertziana segnò anche l’inizio delle attività di inventariazione del proprio patrimonio di negativi. È stato quindi creato un inventario, il cosiddetto libro delle lastre, le cui prime voci sono dedicate ai negativi di Lindner. Una selezione più ampia delle copie digitali della collezione di lastre è visibile nel video a fianco.

Riproduci video

Alla collezione di negativi su lastra di vetro di Paul Lindner nel Catalogo online della fototeca

Bibliografia

  • Becchetti, P., La fotografia a Roma dalle origini al 1915, Roma 1983, p. 317.
  • Diebner, S., Der österreichische Maler Othmar Brioschi (1854–1912). Sein Atelier im Palazzo Venezia in Rom, in: Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte, 3. Serie, anno 43/75 (2020), pp. 381–406.
  • Hofmann, Th., Raffael in seiner Bedeutung als Architekt (begonnen als Semperpreisstudie 1889 in Rom), 4 voll., Zittau 1890–1911.
  • Hofmann, Th., Antiquarische Betrachtungen. Ein Mahnwort für unsere Zeit, in: Architektonische Rundschau, 1902, fasc. 2, pp. 9–10.
  • Hülsen, Ch. / Lindner, P., Die Alliaschlacht. Eine topographische Studie, Roma 1890.
  • Noack, F, Das Deutschtum in Rom, Stoccarda/Berlino/Lipsia 1927, vol. 2, p. 360.
  • Schmidt, O. E, Aus der Praxis des geschichtlichen und kunstgeschichtlichen Anschauungsunterricht, in: Neue Jahrbücher für das klassische Altertum, Geschichte und deutsche Literatur und für Pädagogik, ed. J. Ilberg, ‎R. I. Richter, vol. 4, 1899, pp. 318–326.

Colophon

Progetto & testi  Regine Schallert
Collaborazione  Regina Deckers, Francesca Denora, Enrico Fontolan, Giovanni Freni, Julia Hagge, Oliver Lenz, Pietro Liuzzo, Josephine Scheuer, Christoph Stolz, Natalie Vitiello
Presentazione Online  Tatjana Bartsch

30 ottobre 2024

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